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PER UNA EXPO DIFFUSA E SOSTENIBILE
MASTERPLAN EXPO 2015 - COMMENTI

Quando abbiamo inviato la Newsletter che segnalava la pubblicazione del Masteplan sul nostro sito, alcuni degli amici che l'hanno ricevuta ci hanno risposto.

> LEGGI IL TESTO DELLA NEWSLETTER

Ecco i loro commenti:

Carissimo Emilio, ho letto gli interessanti e documentati commenti al masterplan. Non mi sembra possano esserci motivi di ottimismo. Condivido la posizione di Deganello: "uno specchietto per le allodole" (leggi: "stampa"). Suggerisco un sottotitolo al progetto di Herzog: "Stendiamo un velo pietoso".
Cordialissimi saluti.

Laura Gioeni



Caro Emilio,
trovo di grande interesse l'analisi delle analogie progettuali del masterplan Expò, da te avviata su Arcipelago Milano. Sarebbe tuttavia interessante confrontare la proposta anche con la tradizione di proposte dell'urbanistica milanese sulla direttrice Nord-Ovest, da quella di Bottoni-Terragni e altri per la Nuova Fiera a Lampugnano, a Milano Verde di Albini, BBPR, Gardella, Mucchi, al riassetto di Fiera di de Finetti che costantemente hanno proposto un assetto per cardi-decumani, affiancando quello dell'irrisolto Corso Sempione.
E' un orientamento che dovrebbe riverberarsi anche sull'assetto insediativo dell'ex Scalo Farini e di Nuova Bovisa proiettandosi nel territorio medtropolitano-regionale.
E' quanto ho provato ad indicare nel mio contributo agli Stati Generali di Expò che ti allego (leggi allegato)

Sergio Brenna



Carissimi,

rispondo alle due vostre sollecitazioni per esprimere due idee sul progetto presentato ieri per l’EXPO’.
Anch’io, come molti, credo che sia un buono schema, certamente più appropriato di quello precedente, anche di buona qualità e innovativo, anche se ho il sospetto che Herzog abbia ripreso e semplificato il progetto che Koolhaas presentò al concorso della Villette a Parigi, con il quale arrivò secondo dopo Tschumi (vedi allegato).
Quello che non mi convince è la questione del dopo Expo’; mi sembra ovvio che quando avranno fatto tutte le strade con le relative pavimentazioni (e non saranno piccole superfici), le bonifiche (cassonetti, vespai, ecc.), le fognature, gli impianti elettrici (e dunque l’illuminazione, le comunicazioni, la sicurezza, ecc,) ed idraulici (servirà certamente molta acqua), per non parlare dei canali e sopratutto del ponte, vorrei sapere cosa vuol dire “smontare tutto”.
E’ ovvio che quell’area, dopo l’EXPO’, sarà “tecnicamente” e “politicamente” edificabile, nessuno si sognerà di restituirle l’uso agricolo.
Non ho nulla in contrario che quell’area diventi edificabile, vorrei solo:
  • come cittadino, sapere chi ci guadagnerà e quanto, o se preferite quale sarà il “contratto” che si sta stipulando fra pubblico e privato
  • come tecnico interessato alla cosa pubblica, vorrei che da questo momento in poi, senza reticenze, ad ogni progetto per il 2015 venga allegato il corrispondente progetto per il dopo 2015 (anche nel contesto dei concorsi preannunciati), e che questo sia posto fin da subito alla base del “contratto”
In altre parole vorrei chiedere all’Amministrazione che venga messa subito in cantiere, alla luce del sole, la convenzione urbanistica con i proprietari dell’area e che questa sia stipulata prima di avviare qualsiasi opera.
Cosa ne dite?

Un abbraccio
Paolo Viola



Caro Battisti,
da quel poco che si può capire dal video e dagli elaborati del masterplan, concentrati sull'area Fiera (e il resto?), anche io mi sono stupito molto del cambio di marcia.
Si vede che, oltre alle palesi difficoltà economiche, le iniziative dell'Ordine degli architetti, della Fondazione Corrente, la tua petizione, sono state 'mosche bianche' molto utili a risvegliare un pò di sano buon senso. Chi l'avrebbe detto? Sempre all'erta si, ma intanto evviva!

Un caro saluto, Jacopo Muzio
(della compagnia dei don Quijote de la Mancha..: )



Grazie delle informazioni che sollevano il morale.
A tal riguardo desideravo segnalare - anche se magari ne siete al corrente, visto che l'idea è partita dall''Ordine degli architetti della Provincia di Milano - un servizio pubblicato su Altraeconomia di questo mese intitolato "L'Expo che ci resta".
Si tratta di una documentazione fotografica delle cinque città che hanno ospitato le ultime Esposizioni internazionali: immagini tristissime che mai vorrei vedere, non solo nella nostra città, ma ovunque.
Grazie del vostro prezioso lavoro.
Raffaella Manzo



Gentile Arch. Battisti
Complimenti vivissimi per l'iniziativa che ha ottenuto le giusta, positiva accoglienza.
Avevo tenuto costantemente al corrente Marco Vitale dell'atteggiamento favorevole che avevamo rilevato e dell'attenzione alle proposte che pervenivano dalla società civile.
Per parte nostra, abbiamo chiesto che negli appalti e negli approvvigionamenti venissero inseriti i Patti di Integrità di Transparency International e una sensibilità verso la sostenibilità generale del progetto. I PI sono stati applicati da tempo, con successo a Milano (per cui MI ha ottenuto un prestigioso premio del Ministero della Pubblica Amministrazione e Innovazione) Anche questa richiesta pare in azione.
Possiamo sperare che l'evento segni una svolta e indichi nuove strade.

A presto
Maria Teresa Brassiolo
TRANSPARENCY INTERNATIONAL ITALIA TI-It



Gent. le Collega,
io ritengo che seppur il Conceptual Master Plan sia molto differente oggi e molto più ridimensionato (un piccolo merito va anche alla petizione) rispetto a quanto precedentemente proposto dai responsabili dell'Expo, il progetto con serre che riproducono le aree climatiche del mondo, rappresenti ancora un "non sense". MA, a che pro?
Mentre più ragionevole, sembrerebbe il progetto delle 'The water way and the cascinas'.
Sempre che questi progetti si leghino poi veramente al territorio e al sistema delle cascine lombarde....ma Dubito ancora molto sul risultato.
Pensiamo veramente che con questi progetti, il nuovo metro di esperienza diventa il tempo del vivere lo spazio urbano? Non penso.

Ringraziandola per il suo intervento, le porgo i miei saluti.
Patrizia Bono



Sono perfettamente d’accordo. Condivido la visione territoriale e mi permetto di suggerire uno sguardo anche al centro e quindi un ripristino vero dei Navigli e dei canali “o linee d’acqua”, presenti anche nel progetto presentato, in un area vasta. L’effimera (e per me ancora inutile, quanto oggetto di modernariato) expo, potrebbe diventare occasione per riqualificare l’urbano, il territorio, il paesaggio e l’ambiente. Pier Luigi Cervellati



...dopo pochi giorni i tel ibianchi saranno zozzi di smog, quando poi ci pioverà sopra o sbrodoleranno sui sottostanti visitatori o si sfonderanno per il peso dell’acqua.
Cosa avranno pensato Herzog & C?

Cordiali saluti,
Lorenzo Matteoli



Gentile Emilio Battisti,
avevo firmato a suo tempo la petizione, che mi aveva fatto riflettere sulle modalità più compatibili di sfruttare e valorizzare il territorio in occasione dell'Expo. La ringrazio del suo impegno.
Quando ho letto sui giornali della nuova versione del progetto Expo, è parso anche a me che molte istanze della petizione fossero state accettate. Sono molto contenta, anche per il buon esempio di democrazia diretta.
Cordiali saluti

Chiara Allegra



Caro Emilio,
grazie del tuo messaggio. IN fondo, mi sembra che si sia tenuto conto, in qualche modo, delle idee “pittoresche”.Come sempre, il problema è. Che cosa fare dopo un’ expo e come un’ expo possa favorire la risoluzione d’ un problema della città.
Sommessamente, dato che non sono affatto competente, direi che la Lombardia manca d’ un guardino botanico moderno, imperniato sulla conoscenza e la conservazione delle nicchie ecologiche, la conservazione dei rizotomi e tutto ciò che può servire sia alla ricreazione che ala ricerca. Le casine come folclore non hanno senso, ma avrebbe senso la conservazione di terreni agricoli dentro la città, come avviene nelle grandi città d’ Europa. La mia esperienza di guardino botanico moderno si limita a ciò che ho visto a Losanna ( università ) , Berlino e Francoforte. In Germania i guiardini botanici moderni sono sorti al seguito della c.d. Gruene Woche, una settimana di esposizione agraria e alimentare che lascia sul terreno della città ospite un nuovo parco.

Un cordiale saluto
Carlo Bertelli



Emilio,
io sono un analfabeta come critico di architettura, ma ho frequentato il Politecnico quando Architettura era una polveriera ”contro la Committenza” e l’ Architettura borghese e certo non ero d’accordo.
Quel master plan dei grandi H&DM mi sembra un progetto …”balneare”… con tutte quelle tende, i girasoli e le palme. Un perfetto habitat per le zanzare tigre.
Lo so che dovrei essere più riflessivo, ma Milano non è quella cosa e nemmeno quella che sta diventando.
Dopo la Bicocca, Berlino Est, Garibaldi, dei monumenti burocratici incluso il verde verticale, e Milano City, indice 1,65, venduta al popolo milanese come “il nostro Central Park”, Santa Giulia ecc. ora stanno vendendo le caserme e le aree demaniali, il Tennis Milano di Gio Ponti, diventerà nella migliore ipotesi il giardino di un blocco edilizio del solito promotore e nella probabile peggiore, futura area di sviluppo.
La cosiddetta “grande occasione” della dismissione delle aree industriali, è una terrificante “mani sulla città” ed una violenta, incontrollata economia di rapina, che si estende arrogante anche alle aree pubbliche, alle area a destinazione verde attrezzato, ecc. dove l’ architettura non esiste e l’ interesse generale, l’ attenzione al futuro, valori nulli.
Te lo dice “un ingegnere liberale”.

Scusa l’invadenza ma non ne posso più.

Dott.Ing. Cesare Prevedini
Presidente Tensacciai SpA



Ho partecipato alla presentazione fatta dagli architetti della consulta del "Conceptual Master Plan Expo 2015" l'8 settembre 2009.
Sul Corriere del 10, su Repubblica,Unità si possono leggere ampi resoconti.
Vi invio alcune considerazioni che possono sommarsi alle vostre nel tentativo di capire il "che fare" d'ora in poi. Segnalo prima di tutto la precisazione di Stanca ripresa dai politici che questo è un "concept" che tutti loro politici approvano e che dovrà essere sviluppato fino a diventare un master plan esecutivo che verrà presentato al BIE nell'Aprile 2010…. che prevederà anche dei concorsi che dovranno essere conclusi nell' autunno 2011. Sarà con i risultati dei concorsi completato il progetto esecutivo la cui realizzazione inizierà nel 2011. Cosa diventerà questo concept quanto verrà stravolto per venire incontro ai poteri forti che ci governano è domanda a cui è difficile rispondere ma che va posta…..fino a leggere questo progetto un progetto di copertura per poi fare altro.
Elenco schematicamente le proposte progettuali dell'Expo diffusa e sostenibile che si ritrovano nel conceptual master Plan presentato:
  1. Rifiuto della monumentalizzazione e del luna park dell'architettura
  2. Expo costruita sul tema come ha detto la Moratti, sui contenuti e non sui contenitori
  3. Adesione ad una Expo leggera che lasci un'eredità, almeno nelle intenzioni, tutta positiva, un "Grande Pacro Botanico Planetario" che diventa laboratorio permanente di ricerca e sperimentazione sulle grandi contraddizioni del cibo come ha proposto Boeri ….o parco o orto parco più o meno piccolo intorno a cui edificare nuovi quartieri residenziali, come in parte ipotizzato da Herzog nell'ultima immagine della sua presentazione? o addirittura una nuova "new town" con al centro un giardinetto e un po' di orti?
  4. Un'Expo che contiene gli investimenti, tenuto conto della crisi, e contiene gli sprechi, buona intenzione dichiarata, tutta da verificare su un progetto esecutivo.
  5. Una occupazione dei quasi due milioni di metri quadri che "in qualche modo", proposta tutta da verificare, mantiene almeno concettualmente questa superficie nell'ambito delle attività agricole.
  6. Un piano che definirei di riabilitazione delle cascine intorno a Milano per farne chiaramente cosa …non mi è chiaro, anche se Boeri ha parlato di agriturismo e di nuovo rapporto città campagna
Teniamo presente che la presentazione di Boeri è iniziata riconoscendo a Carlin Petrini e alla Sorlini un ruolo di consulenza definito fondamentale per la Consulta La Sorlini avrà poi il compito di studiare la fattibilità del "Grande Parco Agroalimentare" (altra definizione questa del grande Parco Botanico planetario), ma anche questo non è chiaro se è quanto spera la consulta o quanto intende fare la Expo spa, poco chiaro è inoltre come realizzare le grandi serre che dovranno ricostruire i climi della tundra piuttosto che della foresta equatoriale, tutto possibile ma non risolto e risolvibile con la tendopoli che ci è stata mostrata.
Certamente non è stata accolta la nostra richiesta fondamentale di una "expo diffusa" che utilizzava le infrastrutture espositive esistenti e risparmiava l'edificazione del terreno di Rho Pero, certamente la nostra proposta di più porte di accesso verdi diversamente attrezzata con l'area di Rho,Pero organizzata come orto parco, non è stata accolta…… ma altrettanto certamente questo conceptual Master Plan è cosa ben diversa dal primo progetto presentato al BIE e ancora almeno concettualmente va nella stessa direzione delle nostre proposte……anche se, sempre più, man mano che ci rifletto mi sembra uno specchietto per le allodole, ci penserà poi l'Expo spa a fare la vera Expo 2015.
Il !5 il comitato dell'expo diffusa si riunisce per capire il da farsi da ora in poi,…..poi dovremo fare una riunione del nostro gruppo per capire come continuare.
A presto saluti

Paolo Deganello Milano 10/09/09